Banshee – Recensione 2×01 – Little Fish
Banshee è uno dei ritorni del 2014 che attendevo con maggiore trepidazione! Questo telefilm ha un’ascendente particolarissimo su di me ed è il perfetto connubio tra violenza, azione e sentimenti che, mixati a dovere, hanno un potere ipnotico.
La prima stagione è stata un continuo crescendo che ha visto il suo picco massimo proprio nel season finale e, proprio grazie all’incontro tra una trama spesso grottesca e tamarra, una violenza fumettistica e delle scene di sesso bollente, danno vita ad un prodotto di nicchia in grado di appassionare e sorprendere. Un prodotto che non manca di tutte quelle caratteristiche Pulp che è sempre così difficile vedere in un telefilm.
Se c’è una cosa che “Little Fish” vuole insegnarci (anche se, tutto sommato, questa è una di quelle leggi sulle quali si basa tutto quanto) è che l’erba cattiva non muore mai. Rabbit, nonostante sia stato colpito ben due volte, sul petto e poi sul collo, non è morto e probabilmente sta aspettando il momento adatto per colpire di nuovo. Rabbit ritorna ad essere la spada di Damocle che pende sulle teste di Hood e Ana, quel serpente silenzioso che insinua il dubbio senza neppure aver il bisogno di comparire. E questo ciò che rende il personaggio di Rabbit un cattivo da temere. La sua crudeltà non ha eguali e non risparmia nessuno, neppure un innocente scoiattolo la cui unica colpa è quella di trovarsi nel luogo sbagliato nel momento sbagliato.
Ad indagare su Rabbit c’è l’Agente Racine, interpretato da un magnifico Zeljko Ivanek, che da subito si dimostra essere un personaggio tanto complesso quanto determinato. Ritrovare Rabbit è, a tutti gli effetti, lo scopo della sua vita ed è disposto a farlo a discapito di tutti. Del resto, si possono sacrificare quanti piccoli pesci possibili per acchiappare il pesce grosso. Quello di Ivanek sembra essere un affascinante antagonista, mosso da motivazioni buone ma disposto a tutto pur fi raggiungere il suo obiettivo finale. Malato di un “cancro che a sua volta ha il cancro” è essenzialmente un morto che cammina, cosa che lo rende pericolosissimo. Un uomo che non teme la morte è un uomo capace di tutto e questo è significativo del ruolo che avrà nella seconda stagione.
L’episodio è pieno di flashback che ci riportano ad alcuni attimi salienti non solo del passato season finale, ma anche di alcune scene della prima stagione in generale, sapientemente inserite all’interno del nucleo narrativo e spesso resi come ricordi dei vari personaggi, utilissimi per fare un po’ il punto della situazione. Capiamo che sono passate alcune settimane dagli eventi dl season finale ed il dissotterramento dei tre cadaveri avvenuti negli ultimi fotogrammi della 1×10 è stato ben presto risolto dal dinamico duo formato da Sugar e Job. I due, con quei battibecchi cinici e sprezzanti che li caratterizzano sin dal primo incontro, si riconfermano da subito i miei personaggi preferiti.
Entrambi, sia Job che Sugar, sono convinti che Hood debba lasciare il ruolo di Sceriffo per cercare una nuova città dove vivere, lontano da quelle situazioni che hanno messo a repentaglio la vita di tutti; ma questa, per Lucas Hodd, non è assolutamente un’opzione da prendere in considerazione. Ormai non ha più un solo motivo per rimanere in Pennsilvanya ma due, considerando la figlia che ha scoperto di avere e non saranno di certo le minacce di Job a farlo desistere. In fin dei conti, è questo che amiamo così tanto di Hood (una delle tantissime cose che amiamo profondamente di lui); è testardo, fa sempre la cosa sbagliata e per amore di Ana farebbe qualunque cosa. Lucas, uomo profondamente tormentato dagli errori del suo passato – dimostrato dai continui incubi e flashback che lo affliggono – è uno di quei personaggi non del tutto buoni, ma neppure del tutto cattivi. Un fuorilegge che lavorava per la mafia ucraina che, nel tentativo di fregare il boss si è guadagnato 15 anni di galera ma, il motivo per cui è finito in galera da solo è stato per salvare la donna di cui è innamorato. È un personaggio complesso e controverso che non può essere archiviato sotto una sola categoria.
Questa duplicità la ritroviamo ancora più marcata nella sua controparte femminile, divisa tra Ana, criminale che fa del furto uno stile di vita, e Carrie, la rispettabile madre desiderosa di riabbracciare i suoi figli. Carrie, incriminata per possesso di arma e ostruzione alla giustizia ha perso il lavoro ed è stata costretta ad impersonare ancora una volta Ana, regalandoci la scena immensa di una rapina in movimento. Questa sua nuova condizione (o per meglio dire, questo ritorno alle origini) non la spinge di nuovo tra le braccia di Lucas anzi, se possibile, la allontana ulteriormente.
La coppia Carrie/Hood incarna quella che secondo me è la perfezione. Sono tormentati, fatti per stare insieme nonostante ci sia sempre qualcosa che li tiene lontani. Prima uno, poi l’altro, tirano la corda per avvicinarsi e allontanarsi nuovamente un secondo dopo. C’è passione, sentimento e una buona dose di maniacalità che li rendono complementari.
In questa seconda stagione, tuttavia, ad aggiungersi all’equazione c’è Siobhan Kelly, poliziotta che già dalla scorsa stagione aveva lasciato trapelare un vago interesse per lo sceriffo. Adesso, al contrario, ha palesato le sue intenzioni mostrandosi anche fin troppo attenta alle necessità del suo superiore. La tensione sessuale era, ahimè, palpabile e, se gestita bene, la cosa può rendere interessanti le dinamiche altrimenti ripetitive della coppia.
Brevissima l’apparizione di Kai Protkor e della nipote, che spero abbiano maggiore visibilità nel seguito della stagione nonostante io trovi il loro rapporto disturbato al punto da darmi la nausea.
Sempre più perplessa, invece, sono a proposito della riserva degli Indiani, che ancora fatica ad acquistare un ruolo marginale.
In conclusione questo pilot, nonostante sia un po’ sottotono rispetto a ciò che eravamo abituati nella prima stagione, svolge un ruolo sia chiarificatore che preparatorio. I pochi interrogativi lasciati nel finale di stagione trovano risposta e allo stesso tempo vengono lasciate le basi per una buonissima e fruttuosa seconda stagione.
Per rimanere sempre aggiornatissimi su ogni novità vi invito a passare da Banshee Italia mentre io vi do appuntamento alla settimana prossima, lasciandovi con il promo di The Thunder Man.
About Jeda
Nata e cresciuta in mezzo al verde e alla campagna nel lontano 1990, Jeda sviluppa sin da piccola l’innata capacità di stare ore ed ore seduta di fronte un qualsiasi schermo a guardare serie tv. È una dote che le tornò utilissima con l’avvento dello streaming, riuscendo a vedere telefilm senza stancarsi mai, ignorando completamente lo studio. Madre di un bellissimo bambino, nella sua vita si districa tra pannolini sporchi, esami all'università e puntate da scaricare. Il suo cuore appartiene a Game of Thrones e alla famiglia Stark (fatta eccezione per Jon Snow, che ritiene un morto di sonno).
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Allora, (non si dovrebbe cominciare con allora ma vabbè XD), l’articolo è scritto benissimo, hai inglobato nella tua recensione tutti i miei pensieri tutti!!
Questo telefilm come hai detto tu è di nicchia, ma io ne sono felice perchè almeno evitiamo le bimbeminkia che sicuramente mi darebbero ai nervi, nonostante , è vero, questa puntata è stata sottotono sono sicura che ci darà tanto ma tanto materiale per sclerare e amarlo ancor di più!
So che mi odierai ma a me la coppia poliziotta e sceriffo non dispiace affatto se come dici tu vien gestita bene :3
Detto questo bravissimaaa e grazie ancora per avermelo fatto conoscere *__________*
Brava Jade <3
ma grazieeeee :3