Game of Thrones – Recensione 4×04 – Oathkeeper
E’ anche questa settimana è arrivato il momento di Game of Thrones. Un episodio non particolarmente ricco di azione ma che ci ha regalato alcuni plot twist, uno su tutti che ci ha sconvolto ed altri che ci saremmo volentieri evitati. Ho deciso di cominciare con le cose veramente importanti, quindi:
Sì, non è la prima scena, ma della parte che rigurda Daenerys è il momento più importante. Non l’inizio in cui Verme Grigio e Missandei parlano del loro passato; nemmeno la parte in cui il generale degli Immacolati si reca attraverso le fogne dagli altri schiavi, per armarli e incitarli alla rivolta e nemmeno quando gli schiavi di Meereen si sollevano uccidendo i padroni. Il vero momento in cui ci rendiamo conto che la Kalheesi ha davvero potere è quando rivediamo il vessillo dei Targaryen sventolare sull’arpia che sormonta la piramide più alta della città appena consegnatale dai suoi abitanti. Questo è anche il momento in cui Dany ci ricorda le sue origini, tuttavia. Sappiamo bene che non è più una ragazzina dolce e fragile, l’abbiamo vista ordinare ai suoi draghi di bruciare stegoni e mercanti di schiavi e ha accettato fra le sue fila mercenari e rinnegati. A darci la cifra del suo essere figlia di Aerys è più che altro il modo in cui si rivolge a Ser Barristan che le chiede di essere compassionevole. Dany si rifiuta e crocifigge i padroni della città conquistata come loro avevano fatto con dei bambini innocenti. Nel non accogliere il suggerimento di uno dei suoi più fidi consiglieri manifesta da un lato voglia di affermazione personale e dall’altro un’avventatezza che è tipica dei Draghi che se da un lato li rende grandi conquistatori, dall’altra li porta anche all’autodistruzione. Nonostante tutto non possiamo negare che con questa sua presa di posizione manifesti ancora una volta la sua attitudine al comando. Ecco che si viene a creare finalmente un parallelismo con i libri in cui, strada facendo, la madre dei Draghi è sì una grande regina, ma anche una donna ostinata che rivela le sue debolezze e il suo non essere necessariamente un personaggio positivo da tutti i punti di vista.
E a proposito di comandanti in erba andiamocene diretti alla Barriera senza passare da King’s Landing – per ora. Qui troviamo un Jon Snow alle prese con l’addestramento dei suoi fratelli, guardiani della Notte. Ovviamente il buon Slynt fa di tutto per ricordargli che è un signor nessuno ma finalmente pare che il Bastardo di Ned Stark si sia deciso a tirar fuori un po’ di carattere. Per toglierselo di mezzo decidono di concedergli il permesso di andare a punire i disertori che hanno ucciso il Comandante Mormont e che ora vivono nel castello di Craster. Con un discorso molto pacato – ma molto ben lontano dai simposi infiamma-cuori di Daenerys – Jon riesce a convincere un drappello di volontari a seguirlo. Ma, c’è un ma… infatti non è solo per vendetta nei confronti di Mormont o per desiderio di difendere i sette Regni dai Bruti che Jon vuole partire; vuole farlo anche perché immagina (o per meglio dire spera) che suo fratello Bran possa trovarsi in quei pressi, dato che Sam gli ha detto che è vivo e che sta andando da qualche parte oltre la barriera. Non prendetevela, io devo aprire un attimo una digressione perché il mio animo di lettrice s’è un secondo ribellato quando ho visto quelle scene. Che cosa c’entra? Va bene, la serie non è il libro e tutte quelle belle cose secondo cui se Martin l’ha autorizzato allora è giusto. Tuttavia, senza voler andare a pescare nello spoiler vi dico solo che nei libri a Sam viene chiesto esplicitamente di non dire niente a Jon di Bran; del fatto che l’ha visto, del fatto che è vivo. E’ utile alla trama il fatto che Jon non nutra la minima speranza sul fatto che i suoi fratellastri maschi – quindi Robb, Bran e Rickon – siano ancora vivi. E’ fondamentale alla trama ed è fondamentale per la crescita del personaggio. Quindi, adesso, che senso ha? Confesso che questa cosa mi lascia molto perplessa e sono curiosa di vedere come la sbroglieranno. Anche perché alla Barriera sta succedendo di tutto, compreso l’arrivo – dal nulla – di Vargo Hoat/Locke. Sappiamo che da Forte Terrore lo mandano a cercare i due piccoli Stark, per scoprire che fine hanno fatto. E lui intanto fa amicizia con Jon Snow – che evidentemente si sente solo e prende in simpatia il primo che capita, molto ben lontano dal riflessivo e schivo Jon dei libri. La sensazione è che nell’anticipare troppo gli eventi alla Barriera ci si sia trovati a non sapere che fare e quindi via con espedienti tappa-buchi, come ragazzini che vogliono improvvisarsi combattenti. Non fatemi parlare di Spettro prigioniero in una gabbia. Totalmente non-sense, visto che il metalupo dovrebbe essere arrivato al Forte dei Guardiani della Notte prima di Jon. Ma non importa, il nostro cavaliere nero sta partendo per recuperare capra e cavoli, a quanto pare.
Restiamo a nord ancora un po’, giusto il tempo di finire il discorso che riguarda Bran. Facciamo un recap perché mi sa che forse qualcuno se l’è dimenticato – tipo io ogni tanto perdo il segno: Bran non è oltre la barriera per una gita fuori porta con i suoi amici del cuore Meera, Jojen e Hodor; lui sta cercando il corvo con tre occhi. Le parti dei libri che riguardano Bran – lo ammetto – per un certo periodo sono quelle più lente, ma comunque rappresentano un percorso di crescita lento e servono a far capire che ogni personaggio è diverso nei modi e nei tempi in cui raggiunge le consapevolezza di cui ha bisogno. Questa digressione di Bran che viene catturato non ha senso, rallenta tutto. E di questo passo l’attore che lo interpreta avrà già la barba prima che riesca a rimettersi in marcia per seguire il suo destino. Piccolo appunto: Povero Hodor! Non mi dilungo sui disertori perché ho trovato quelle scene un inutile riempitivo messo lì per la solita quota settimanale di nudo e sesso che la HBO deve garantire per non perdere il favore della fetta di pubblico che ci tiene all’hard.
Arriviamo ad Approdo del Re, dove pare esista solo Jaime Lannister. Tutto – o quasi – infatti gira intorno a lui. La prima scena che lo vede protagonista è con Bronn. Le abilità di spadaccino del Kingslayer sono migliorate, ma è ancora troppo cavalleresco e il mercenario gli fa capire che per vincere e sopravvivere serve anche barare. In più gli da qualche lezione di buona fratellanza e lo spinge ad andare a parlare con Tyrion. Gli ricorda il legame tra loro, qualcosa che lo stesso Jaime sembra aver dimenticato da qualche parte sul tridente o forse mentre era occupato a fare le cosacce con Cersei nel tempio; chi può dirlo? Sta di fatto che i due fratelli si confrontano e Jaime rifiuta di aiutare l’altro a scappare, cercando di convincerlo ad affrontare il processo che lo vede colpevole di regicidio. E’ toccante vedere che ancora una volta, anche se in maniera leggera è quasi superficiale, gli autori ci diano un leggero sentore del fatto che Tyrion sia assolutamente certo dell’innocenza di sua moglie e non la condanni per essere scappata, lasciandolo da solo ad affrontare il tutto. Ancora una volta Tyrion ribadisce che Sansa non è un’assassina; per ora. Allo stesso modo, poco dopo lei farà lo stesso per lui, difendendolo dalle insinuazioni di Ditocorto. Scusate, ma io continuo ad approvare largamente questi piccoli segnali di solidarietà tra loro due.
Di tutt’altro stampo è il confronto con Cersei. Ancora distrutta dalla morte di Joffrey, la regina si preoccupa per Tommen e accusa palesemente il fratello e amante (ma a questo punto forse è improprio parlare ancora di una relazione tra loro) di non aver saputo proteggere il precedente Re e di essere in qualche modo legato al giuramento fatto a Catelyn Stark, tanto da non essere fedele al suo compito ed alla sua famiglia. E’ evidente che lei si senta tradita e scelga di prendere le distanze; la prova di recitazione di Lena Headey in questo caso è straordinaria – aggiungiamoci un come sempre – riesce semplicemente con il tono e la fermezza di uno sguardo tanto ferito quanto rabbioso a rappresentare la leonessa che cerca vendetta e che è pronta a passare sul cadavere di chiunque pur di avere quello che vuole, fosse anche quello del suo gemello, l’unico uomo che abbia mai amato. Anche Nicolaj Coster-Waldau offre una performance impeccabile in questo caso, dando piccoli ma ben percettibili segnali di quanto la relazione tra Jaime e Cersei si sia deteriorata e sia ormai in qualche modo irrecuperabile. Perché a dispetto di stupri più o meno sensati, Jaime è ormai un uomo che ha ritrovato la sua umanità, mentre Cersei sembra averla persa del tutto.
Ad esemplificare ulteriormente questa differenziazione ci pensa la scena con Brienne. La Vergine di Tarth e lo Sterminatore di Re hanno fatto lo stesso giuramento a Catelyn, quello di tenere le loro figlie al sicuro e rendergliele. La seconda cosa è un po’ improbabile, visto che la Lady di Grande Inverno è morta, ma si può ancora evitare che muoiano e per assicurarsi di questo Jaime regala la sua spada di acciaio di Valyria – forgiata da Ghiaccio, la spada di Ned Stark – a Brienne, perchè la usi per proteggere Sansa, una volta che l’avrà trovata. La lama viene ribattezzata “Oathkeeper”- Giuramento, in Italiano – e dà il titolo a questo episodio. Oltre all’arma Jaime provvede a far forgiare un’armatura per Brienne e le dà in consegna Pod, come scudiero. La scena in cui i due si lasciano Approdo del Re è profondamente toccante e l’allontanarsi lento ma inesorabile di lei sembra segnare in modo indelebile il futuro di Jaime, che lontano dalla donna capace di risvegliare in lui le virtù cavalleresche dovrà riuscire a trovare da solo e in se stesso la forza di non abbandonare la retta via.
Prima di buttarci a capofitto sulla scena finale che avrebbe dovuto essere segnalata da un cartello SPOILER enorme, rivolto anche ai lettori della saga, parliamo un secondo del modo triste in cui è stato svelato l’intrigo della collana che ha ucciso il nostro tutt’altro che amato Joffrey.
Sansa è sulla nave e facendo due più due capisce che Petyr Baelish è il mandante dell’omicidio del Re, ma non l’esecutore materiale, visto che era ufficialmente nella Valle; lontano dalla capitale. Gli amici che lo hanno aiutato a togliere il Re di mezzo sono gli stessi che avevano più da guadagnarci: i Tyrell. La regina di Spine, infatti, preoccupata per le sorti della nipote, ha preferito togliere di mezzo un sovrano crudele e scomodo, scommettendo sul giovane Tommen, più docile e malleabile. E sorpresa delle sorprese anche Sansa è implicata effettivamente nell’omicidio, visto che la pietra con il veleno proveniva dalla sua collana. Ci hanno lasciato solo due puntate ad arrovellarci giocando a Cluedo, non vi pare crudele? Non poteva essere interessante rendere tutto ancora misterioso per qualche altra puntata, piuttosto che palesare l’intervento dei Tyrell con un improbabile dialogo tra nonna e nipote in cui la prima si vanta delle sue prodezze sessuali e incita la seconda alla pedofilia?
Plauso solo per Ditocorto e per il paralellismo con il settimo episodio della prima stagione. Facciamo un salto indietro, ricordate quando racconta parte della sua storia e del suo amore per Catelyn a Rose e all’altra prostituta spiegando come aveva imparato a giocare al gioco del trono con l’astuzia e non con la forza? Quando lei gli chiede “Cosa volete?” lui risponde “Tutto” e lo dice con spocchia e sicurezza. Si ripresenta una scena simile: sulla nave Sansa gli chiede cosa ci sia nei suoi desideri e lui ancora una volta risponde “Tutto” ma badate bene al tono, questa volta è quasi triste e rassegnato, forse perché ormai Petyr è certo di non poter avere quello che desidera di più: la donna amata, uccisa durante le nozze rosse.
Un ultimo appunto lo facciamo su Margaery che, seguendo i consigli della nonna, cerca di entrare nelle grazie del nuovo giovane re ed usa tutta la sua astuzia e la sua sensualità per farlo. Per qualche secondo mi è sembrato di tornare a qualche anno fa e di vedere nel brillio degli occhi della Dormer la furbizia di Anna Bolena. A prescindere dal discostarsi palese dei libri – lì la giovane aspirante regina conquista Tommen giocando con lui con modi più infantili – il personaggio per come è stato “riprogrammato” risulta funzionale e si candida ad essere un’ottima antagonista per Cersei nella ricerca dell’affetto di Tommen. Del resto gli screzi tra le due perdurano da un po’ di tempo e rivederli in scena, giocati con l’astuzia di una Margaery donna potrebbe risultare interessante.
Arriviamo al finale. Finalmente scopriamo che fine fanno i figli di Craster che vengono sacrificati agli Dèi. Ripeto: quella scena è stata uno spoiler enorme anche per chi è in pari con i libri, quindi ha finito di leggere La danza dei Draghi, ultimo volume finora pubblicato da Martin. Diciamo che per i frequentatori di forum e affini relativi alle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco non è stata una doccia fredda. La teoria infatti esisteva ed è stata spiegata in maniera più o meno sensata attraverso alcuni dettagli abbastanza chiari che vengono menzionati specialmente nei capitoli di Sam e Jon. Tuttavia la conferma che gli estranei possano “creare” altri come loro è un plot twist di portata colossale. Sappiamo per certo quindi che i White Walkers accettano reclute, ma per quale motivo? Formano un esercito? Forse quello che Melisandre continua a dire – che la vera guerra non è quella per il regno ma quella tra le forze della luce e quelle delle tenebre – non è poi il vaneggiamento di un’invasata dal Dio Rosso. Esistono effettivamente dei demoni, che trasformano bambini umani in esseri come loro attraverso il semplice tocco. Per quale motivo? Da quanto tempo? Ma soprattutto: accade solo con i bambini o qualunque uomo può essere mutato?
Dove si celano queste forze estranee? Abbiamo visto un anello formato da cristalli di ghiaccio, in una distesa di neve. Quanto a nord è il rifugio degli estranei? Lo è abbastanza da fare in modo che nessuna tribù di bruti li abbia mai incontrati? O forse li hanno incontrati e non sono sopravvissuti per raccontarlo? Sì, lo so, i punti interrogativi si sprecano e sinceramente se da un certo punto di vista spero che questa cosa non venga lasciata nel nulla – vedi finale della seconda stagione – da un altro punto di vista spero non si porti troppo avanti rispetto al punto in cui sono arrivati i lettori; rischiando quindi di rovinare la sorpresa quando (e se) verrà pubblicato “Winds of Winter”, sesto volume della saga. Sappiamo, da varie interviste, che gli autori sono a conoscenza del finale delle Cronache, ma spoilerarcelo così… è talmente crudele che quasi quasi gli vogliamo tanto bene quanto a Martin.
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About Lena
Nata troppo tempo fa per i suoi gusti e cresciuta nell'assolata Sicilia è stata concimata con libri, film e telefilm. Ha un'insana passione per ogni serie che sia ambientata prima del 1900 e dopo aver a lungo sognato di cantare e ballare appresso al cast di Smash, oggi si accontenterebbe di congelarsi alla barriera accarezzando con una mano Spettro e con l'altra Jon Snow.
Lena, perché di “e se…uscirà Wind of Winter”? Io sono indietro con la lettura ma quando leggo certe cose vado nel panico xD
Onestamente questa puntata non mi è piaciuta quasi per niente, fatta eccezione per la scena di Brienne e Jaime.