Revenge – Recensione 3×13 – Hatred

When I was a child, my father woke me every morning with the same phrase:
‘Life is a great sunrise.’
The words shaped the way I saw the dawn,
but after my father was taken from me,
the morning sun burned like fire.
That’s when I learned what hatred was,
and that it would greet me each day to come.

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Con Hatred siamo giunti al tredicesimo episodio della terza stagione e sembra proprio che siano state impiantate le basi per qualcosa di pericolosamente scadente. Sì, esatto, Revenge sta sfiorando delle tematiche che possono ritorcerglisi contro con una facilità elementare se continuano a trattare tutto quanto per sommi capi, senza mai approfondire niente ma semplicemente limitandosi a risolvere il tutto nell’arco di un episodio.
Comunque, prima di addentrarci nel vivo della puntata, è doveroso fare alcuni chiarimenti.
Mike Kelley, ex showrunner del telefilm, aveva in mente per Revenge una storia che si sviluppasse nell’arco di tre stagioni e che avesse la sua degna conclusione nell’arco, appunto, della terza stagione. Di conseguenza, tutto era finalizzato a questo e l’intera trama di Revenge, sottotrame comprese, erano subordinate a questo grandissimo presupposto. Ad aver dato una piega diversa alle cose è stato proprio il successo della serie, che ha spinto la ABC a desiderare di protrarre Revenge oltre le tre stagioni stabilite. Si sa, le esigenze di trama e le esigenze di network non coincidono quasi mai e raramente ad avere la meglio è la trama. Del resto, ciò che conta alle reti televisive sono i numeri, questo è risaputo. Una serie tv molto seguita viene spremuta come un limone ed è la fine che farà anche Revenge. Il cambio del testimone da Kelley a Nayar serve proprio a dare a Revenge ulteriori stagioni. Quindi, tutti coloro che desiderano una degna conclusione, abbandonino le speranze perché le prospettiva di una quarta stagione sono davvero elevatissime, purtroppo.

Sono molte, moltissime le cose di Revenge che non funzionano e questo ormai è un dato di fatto. Ci troviamo a sguazzare nel più ridicolo dei mari e la speranza di una ripresa è una boa ormai lontanissima. L’unica nostra salvezza è l’accettazione. Possiamo dire che Hatred è un titolo perfetto per questo episodio, in grado di dar voce anche ai miei sentimenti nei confronti della serie. Anzi, il mio può essere considerato una sorta di odio-amore perché, ahimè, qualunque cosa accada anche la più trash e senza senso, Revenge è un guilty pleasure irrinunciabile capace di farmi aspettare con trepidante attesa l’uscita dei sottotitoli.

Confessioni.

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La puntata ha visto il suo apice con Victoria, la quale, finalmente, è tornata a brillare di luce propria anziché riflettere quella di Emily. Radiosa nel suo dolore, ha dimostrato per l’ennesima volta di tirare fuori il meglio di sé quando smette di vestire i panni dell’ape regina e mostra il suo lato più vulnerabile. Dopo tutti i colpi persi nel contrattaccare Emily – perfino Charlotte era diventata più machiavellica di lei – era giusto che il suo personaggio avesse la propria rimonta ed è stato altrettanto giusto assistere al suo riscatto nella condivisione di un momento tanto raccapricciante quanto toccante. L’anima del personaggio di Victoria risiede nell’amore incondizionato verso i figli, amore smodato che solo una madre può provare. Questa è sempre stata la sua forza ed è proprio nel raccontare a Patrick la sua storia che l’ho vista resuscitare.
D’altro canto, Patrick continua ad essere ancora un personaggio fine a se stesso, che non aggiunge niente né alla storia in generale, né ai personaggi che si relazionano con lui. Fatta eccezione per la scena magnifica con Victoria – che comunque viene sostenuta esclusivamente dalla sua controparte femminile,

Via dalle palle.

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Finalmente Sara se ne è andata e speriamo che questa volta sia per sempre. Da dolce pasticcera con il timore di fare la cosa sbagliata si è trasformata in un’amante stronza (davvero poco credibile) e con ben pochi scrupoli. Sicuramente è giustificata dall’amore che prova per Daniel (amore riscoperto ed esplorato nell’arco di una manciata di minuti, ricordiamolo), ma questo di certo non la rende più apprezzabile ai miei occhi. La sua dipartita è stata la cosa migliore da quando ha fatto la sua prima apparizione sullo schermo.
Al contrario, la dinamica nata tra Daniel ed Emily è buona; finalmente Daniel ha tirato fuori il suo lato “Grayson” e non si limita ad essere una semplice pedina. Era giusto che intraprendesse questa strada dopo quanto aveva scoperto. D’altronde, a pensarsi bene, Emily si è sempre scontrata contro i mulini a vento. La sua vendetta ha sempre avuto come fine ultimo i Grayson ma, tutto sommato, nessuno di loro l’ha mai veramente contrastata. Vedere Emily e Daniel come dei futuri Victoria e Conrad è, forse, non proprio interessante, ma sicuramente una novità se paragonato a quanto visto fino ad ora. Daniel non riesce ad essere un valido avversario neppure per sbaglio, tant’è che Sara ha avuto vita molto breve nella maison dei Grayson.

Blackout.

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Questo è sicuramente il più grande punto interrogativo di tutta questa prima metà di stagione. Emily, dopo aver perso la memoria, adesso si ritrova a dover combattere con dei vuoti di memoria temporanei che la colpiscono nel momento in cui apprende una notizia sconvolgente e durante i quali lei si ritrova a fare cose che, altrimenti, non avrebbe mai fatto. Girando nel web e tra i vari forum ci sono teorie su teorie che spiegano più o meno dettagliatamente il perché di questi blackuot ma ce n’è una tra tutte che risulta essere la più plausibile. Sto parlando della possibilità che Emily soffra di un disturbo dissociativo d’identità. La dissociazione è un meccanismo di difesa inconscio, che si manifesta quando l’individuo assiste a delle scene per lui forti. Nel caso specifico di Emily, tali scene vengono rappresentate dalla scoperta della relazione di Aiden e Niko – che ormai mi sembra ovvio si tratti soltanto di un modo che il ragazzo ha di tenere buona Niko – e successivamente dall’affermazione meschina di Daniel – Sterelizing you was my gift to te universe -.

Quanto succede durante questi vuoti non ci è dato saperlo ma, nella scena finale, ben poco viene lasciato all’immaginazione. La possibilità che Emily e Conrad siano andati a letto sono elevatissime e, se questa teoria del disturbo dissociativo di identità è la strada intrapresa dagli sceneggiatori, il randevu notturno tra i due diventa ancora più plausibile. Del resto, che Emily non avesse tutte le rotelle, lo sospettavamo da un po’ ma nondimeno un plot twist come questo è degno delle peggiori soap di rete 4.

Menzione d’onore va alla faccia da culo di Daniel.

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Ricordo a tutti quanti che Revenge va in pausa fino al 9 marzo e, con la speranza che questi mesi portino consiglio a sceneggiatori, showrunner e network, vi invito a passare da – Revenge Italia per essere sempre informati su tutte le novità del telefilm.

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Jeda

About Jeda

Nata e cresciuta in mezzo al verde e alla campagna nel lontano 1990, Jeda sviluppa sin da piccola l’innata capacità di stare ore ed ore seduta di fronte un qualsiasi schermo a guardare serie tv. È una dote che le tornò utilissima con l’avvento dello streaming, riuscendo a vedere telefilm senza stancarsi mai, ignorando completamente lo studio. Madre di un bellissimo bambino, nella sua vita si districa tra pannolini sporchi, esami all'università e puntate da scaricare. Il suo cuore appartiene a Game of Thrones e alla famiglia Stark (fatta eccezione per Jon Snow, che ritiene un morto di sonno).