White Collar – Recensione 6×01 – Borrowed Time

Prende il via la stagione finale di una delle mie serie preferite. Vediamo se sono partiti con il piede giusto.

Alla fine ci siamo. Dopo aver letto con dispiacere che questa cominciata ieri sarebbe stata l’ultima stagione, ci ritroviamo non con qualche lacrimuccia a commentare il primo episodio di 6 che comporranno il finale di questa serie.

Quindi asciughiamoci gli occhietti e facciamo il nostro lavoro di recensori parlando prima di tutto dell’episodio e poi del quadro d’insieme che se ne deduce e poi le mie personali sensazioni.

L’episodio parte con un rapido flashback che ci ricorda come – lasciato Mozzie dopo essersi accordato per una fuga definitiva a seguito della cocente delusione di non aver acquistato la tanto agognata libertà dopo 5 anni di collaborazione con Peter Burke e l’FBI – il fascinoso Neal sia stato delicatamente prelevato e caricato in macchina non senza aver prima rotto la cavigliera e buttata in un camioncino diretto in Pennsylvania.

Piccola curiosita: l'ambiente circostante ci ricorda stagione ed episodio.

Piccola curiosità: l’ambiente circostante ci ricorda stagione ed episodio.

Mi sono chiesto chi avesse rapito l’uomo con la cavigliera. Ma il dubbio viene sciolto quasi subito a inizio episodio e scopriamo così che il rapitore altri non è che Boothe, il complice di Rebecca Lowe, l’uomo a bordo dell’elicottero, che visto il fallimento del suo piano per impossessarsi del famoso diamante di Mosconi, non trova di meglio che chiedere a Caffrey di rubarlo per lui all’FBI. Una genialata direte voi, considerando che Neal non avrebbe problemi a realizzarla, visto che in passato è riuscito a distruggere prove negli archivi FBI, rubare un diamante sarebbe una passeggiata da ragazzi.

Neal Caffrey senza cravatta ohibò...

Neal Caffrey senza cravatta ohibò…

Ma questo non è un accordo vantaggioso per lui, che decide di approfittare di una conversazione telefonica tra il suo rapitore e un misterioso interlocutore per capire quale sia in realtà l’obiettivo finale di questo furto: l’accettazione del nostro amico rapitore e ladro nella ristretta cerchia dei Pink Panther (originalità a container per la scelta del nome), una fantomatica organizzazione di super ladri che richiedono, per farne parte, una sorta di prova di ingresso e che nel caso dell’ex complice di Rebecca era proprio portargli il diamante di Mosconi, piano che Caffrey e Burke gli hanno fatto miseramente naufragare.

Caffrey prende quindi due piccioni con una fava e propone al fessacchiotto (scusate ma un po’ lo è da adesso in poi) di fare qualcosa di ancora meglio che rubare il diamante dagli uffici White Collar FBI (roba che persino Peppino o’ sfigato potrebbe rubare), e cioè rubare direttamente a Woodford, il gran capo della Pink Panther. Pur con i capelli scompigliati, il fascino da affabulatore di Neal sono intatti e alla fine ottiene fiducia e libertà evitando al nuovo alleato di essere catturati da Peter Burke giunto sul luogo dove Caffrey era imprigionato.

Mozzie soffre di solitudine...

Mozzie soffre di solitudine…

Fin qui la Caffrey version. Vediamo invece come Mozzie, Burke e compagnia arrivano al covo del rapitore di Neal. Burke con Diana e Clinton arrivano all’appartamento di Caffrey allertati dalla cavigliera e incrociano un Mozzie sorpreso che trasporta un manichino a grandezza naturale di Neal. Ovvia la conclusione per il buon Mozzie che finisce sotto interrogatorio di Peter. L’amico fraterno di Neal, dopo una divertente schermaglia, confessa che Neal aveva progettato una fuga e che però qualcosa era andato storto in  quanto lui era la parte integrante del piano. L’unica spiegazione è quella di un rapimento, magari di qualcuno vicino alla letale Rebecca. E qui assistiamo ad un interessante dialogo fra la bella Rebecca (che nelle scene fa tanto Orange is the New Black) e Peter che non fa concessioni alla criminale facendo però leva sui suoi sentimenti per Caffrey e ottenendo così l’indirizzo dove irrompe senza successo, come abbiamo visto. Quando sembra che ogni traccia sia persa, Burke scopre sotto la sedia il nome del palazzo Kessman, un indizio lasciato da Neal per aiutare Peter a sbrogliare la matassa.

Questa scena fa o non fa molto "Orange is the new black"?

Questa scena fa o non fa molto “Orange is the new black”?

Mozzie e Neal, dopo tanti anni, ragionano con la stessa testa per effettuare un colpo e il piccoletto con gli occhiali si sostituisce egregiamente come consulente FBI e ricostruisce come Neal e Boothe proveranno a entrare in un palazzo blindatissimo: con una corda tesa dal palazzo vicino che fa tanto Mission Impossible. Ma servono dei materiali che solo una persona è in grado di procurare: Charly il grasso. Burke si sostituisce al vero Charly e Neal non esista a fornirgli il nome di chi verrà derubato: Le Pink Panthers (ogni volta che lo scrivo non posso fare a meno di ricordare Closeau).

Caffrey deve incontrare Charly il grasso e trova Peter il magro...

Caffrey deve incontrare Charly il grasso e trova Peter il magro…

Soprassediamo sulla scenetta della cena di Burke a base di croccantini (per gatto???) e latte, evitata dal provvidenziale arrivo di Mozzie con carne per Peter e insetti per lui, e tuffiamoci in picchiata verso il finale della puntata. Caffrey riesce, non senza qualche espediente (usa la cintola come carrucola nel filo che tende tra palazzi), a entrare al Kessman e infiltrarsi nell’appartamento di Woodford. Per Neal è uno scherzo aprire la Cassaforte, ma l’arrivo di Woodford costringe a un fuori programma di Mozzie per consentire all’amico di fuggire dall’appartamento.

Mozzie si rivela prezioso per aiutare Burke e l'FBI  a scoprire che fine ha fatto Neal.

Mozzie si rivela prezioso per aiutare Burke e l’FBI a scoprire che fine ha fatto Neal.

Dopo aver inchiodato Boothe, Caffrey offre le Pantere rosa all’FBI in cambio della libertà. Il finale è tutto per Rebecca e Caffrey in un dialogo che spiega il senso che Rebecca dà alla vita di entrambi: non esiste un lieto fine per gente come loro. E lei lo prova subito tentando la fuga e rimanendo uccisa. Elizabeth torna da Washington con una bella notizia, è incinta, e Caffrey e Mozzie  in terrazza stile Boston Legal discutono sul tempo prestato che non ritorna (il titolo appunto) e scopriamo che Caffrey ha qualche idea in mente.

Caffrey entra nelle pantere rosa con grave disappunto di Closeau Parbleu.

Caffrey entra nelle pantere rosa con grave disappunto di Closeau Parbleu.

Le mie sensazioni sono senz’altro positive. Pur non presentando una trama particolarmente complicata, l’episodio ci presenta un Caffrey più spettinato ma concreto, un Burke diviso tra il suo dovere di agente e quello di amico e Mozzie sempre la solita adorabile ingenua persona di sempre (apparentemente). Rebecca ci saluta dopo averci tenuto sulle spine per l’intera quinta stagione e un po’ mi spiace perché era un villain davvero  ben costruito. Saranno 6 episodi che dovranno mettere la parola fine a una serie per certi versi difficile, chiaro quindi l’intento degli autori di dare una linearità quasi prevedibile alla vicenda. Le pink panthers sono un ottimo espediente per alzare l’asticella e permettere ai protagonisti di costruire quasi dal nulla un discreto finale di serie. Le interviste con Eastin ci garantiscono un finale degno e io sono davvero curioso di capire se lo sarà davvero o se, dopo Fringe, mi ritroverò a maledirli per l’ennesimo finale  schifoso di una serie bella e che meritava  almeno una season completa da 13 episodi.

Prima di lasciarvi, vi invito a passare da White Collar Italia e Neal Caffrey Italia: White Collar. Ricordatevi anche di seguire questi ultimi episodi con i nostri sottotitoli!

Passo e chiudo.

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